E se riprendessimo a lottare?

LE BRIGATE DI SOLIDARIETA’ ATTIVA E LA LOTTA COME SI FACEVA UNA VOLTA, QUI, ORA.                                                                                          

Pubblichiamo una lettera scrittaci quest’estate da un compagno presente al campo di accoglienza per braccianti migranti “Masseria Boncuri” nei giorni dello sciopero bracciantile che ha raggiunto le prime pagine di tutti i giornali…

Qua dietro mi sono rotto il cazzo. Avanti brigate! 

A tutta una serie di “compagni”,
parola che ho sempre detestato per la sua vetero-vetustità, ma che ad alcune latitudini, in certe situazioni, sentita pronunciare da alcune persone, perde tutta la sua negatività, ti vien voglia di usarla.

Mi sono rotto il cazzo. Ha detto bene l’altro giorno mio fratello: sono molto bravo ad elaborare ma non concretizzo. Non voglio più metterci così tanto di mio nel sapere che qualcosa bisogna fare e poi non fare, prendere la rincorsa, interromperla, poi riprenderla che si fa più fatica ed infine saltare, ma troppo poco, troppo poco spesso.  Colpa mia, degli altri, dei “compagni” di Cinisello, di Milano, dei fottuti “di questi tempi”.
Sono stato in un posto, e ho capito delle cose. Molti di voi sanno dove e cosa.
Molte cose, ma qui si tratta di me.
Il posto è Nardò, masseria Boncuri, campo di accoglienza per braccianti immigrati, Lecce.
La forma che hanno preso questi 10 giorni di militanza veramente in frontiera sono le Brigate di Solidarietà Attiva, cuore e braccia dell’esperienza.  Compagni da tutta Italia, incazzati ma umili, l’unica combinazione possibile di sentimenti per portare avanti quel lavoro laggiù. Un campo unico in Italia, che nulla ha di assistenzialista ma concretizza l’uguaglianza di sforzi e diritti fra noi e i migranti. Sportello sanitario, sportello legale, accompagnamenti in ospedale, pulizia campo, campagna (efficace) contro il lavoro nero e per l’ingaggio (il contratto). A tutto questo nel periodo della mia permanenza in quella polveriera sociale sempre pronta ad esplodere in rissa si è aggiunto un evento storico. Il primo sciopero di braccianti migranti autorganizzati in Italia, durato ben 7 giorni (moltissimo fatti i conti di quanto a loro “costi”, in tutti i sensi, un solo giorno di lavoro mancato),  2 incontri-presidio sotto la prefettura di Lecce, un incontro in Regione a Bari. Giornali, tv locali, nazionali. Qualche risultato, senz’altro un meraviglioso, sorprendente inizio di una lotta durissima, tutta ancora da combattere e vincere. Questo ha anche però voluto dire il doppio, il triplo dello sforzo: assemblee dei migranti, assemblee interne, comunicati, ronde notturne di protezione(tutto il “gruppo dirigente” dei migranti minacciato di morte), ronde di “controllo-supporto” dei picchetti e dei blocchi stradali, una marea di giornalisti da gestire, i presidi, la cassa di resistenza alimentare da organizzare e mettere in pratica. Bioritmi a puttane, notti in bianco e pasti saltati, tutto sempre fatto di gusto.
Solo gente al tempo stesso molto incazzata e molto umile poteva farsi trovare pronta, in tutto questo. Farlo funzionare. Non cedere per primi.  Fisicamente, psicologicamente, sono stati giorni duri. Che hanno dato grandi frutti certo, dentro e fuori di noi, ma duri. Oltre a questo c’è stato un morto (di morte naturale ma un’altra miccia nella polveriera)e un mega incendio fermato 2 metri prima che bruciasse mezzo campo o ci facesse saltare tutti in aria, forse doloso, lo sciopero era già iniziato.

Quello che ho capito è che quell’intensità, quella parte buona d’Italia fatta di tanti ragazzi (moltissime donne, alla faccia del protagonismo femminile radical-chic che si arresta ben lontano dalla trincea, dalla lotta) e gente più grande, non va persa. Che se anche ho sempre detestato, e continuo a farlo, le strutture, ci sono alcuni gruppi organizzati che uniscono grande efficienza, ottica rivoluzionaria, conflittuale, e un livello soddisfacente di orizzontalità. Anarchici, rifondaroli, movimentisti, centri sociali, scout, neoacquisti, cani sciolti (tanti), giornalisti del Manifesto. Tutti abbiamo fatto, e tutti continuano a fare le stesse cose, spalla a spalla. Ho capito che questa forma organizzata, questa struttura, non solo può andarmi bene ma è quella che voglio. Per me, per Cinisello, per tutti quelli di voi che avrei voluto laggiù con me, estintore in mano, Africa negli occhi.
Una rete nazionale di Brigate indipendenti. Conflitto, ma nelle forme locali, immigrati, via Imbonati, expo, lavoratori in lotta, tutto. Campagne nazionali (“ingaggiami contro il lavoro nero”, Nardò) ma grande autonomia locale.
Diversi livelli, la stessa lotta, che abbiamo smesso di combattere. Senza lasciare indietro l’analisi teorica, ma parlandone dalla trincea, con le mani nella merda, nostra e altrui.            Un soggetto fluido ma organizzato.
Credo che Cinisello ne abbia bisogno. Credo che la gente apparentemente “attiva “ di Cinisello ne abbia bisogno. Organizzati ma ancora (o per la prima volta) cattivi. Vi ci vorrei tutti, ma ognuno ha il suo percorso, già fa, ha fatto, cose bellissime, forse migliori di questa. Vi rispetto tutti ma mi è chiaro che siamo ad un giro di boa, chi non scende in campo ora, in qualunque forma ma in campo, si troverà fuori dalla battaglia non dopodomani, ma già domattina. Dovremo essere pronti, a difenderci innanzitutto, in ogni senso. Siamo nella merda e ci saremo di più, lo stanno preparando. Ma saperlo non basta, ci dobbiamo arrivare preparati, chi ha detto che abbiamo smesso di resistere nel ’45? Nel ’69, nell’80? Io voglio arrivarci pronto con la mia brigata e i miei compagni, l’augurio è che ci vedremo tutti là al momento giusto, ognuno col suo percorso. Ma quale che sia, non mancate questo appuntamento. Esiste già da tempo la Brigata Milano, l’Expò  impiegherà gli stessi ragazzi che ho visto a Nardò e con le stesse modalità. Tutto sempre in rete: centro sociali, collettivi, associazioni, curve, uniti nella pratica, non nei comunicati. Io lo faccio ma il gusto c’è solo assieme.
Non ho preso una botta in testa, mò basta, si parte.

   

VENERDI’ 9 MARZO c/o C.P.O “La Fucina”, via G. E. Falck, 44  Sesto San Giovanni (MI)

DALLE ORE 19.30 “APERITIVO COL BRIGANTE” e MILITANT DJ SET

ORE 21.00 PRESENTAZIONE DEL LIBRO “SULLA PELLE VIVA”, CON LE B.S.A. MILANO, CRONACA DELLO SCIOPERO MIGRANTE DI QUEST’ESTATE!

www.deriveapprodi.org/2012/01/sulla-pelle-viva/

http://brigatesolidarietaattiva.blogspot.com/

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