Lentamente muore la Statale di Milano. Oppure no?

ex cuem non si chiude!Breve cronaca di una libreria resistente e di un rettore che chiama la celere

Nell’ottobre 2011 la storica libreria universitaria “Cuem” chiude i battenti per debiti e falso in bilancio, lasciando la libreria “Cusl”, di cui sono noti i collegamenti con “Comunione e Liberazione” in sostanziale regime di monopolio dentro la sede di Festa del Perdono. Una situazione peraltro simile ad altre facoltà, come Scienze Politiche, dove la “Cuesp” ha chiuso più o meno nello stesso periodo.

Alcuni ragazzi la occupano nell’Aprile 2012:

Abbiamo occupato perchè sentiamo l’esigenza di creare un luogo che agisca da catalizzatore per la circolazione di saperi critici all’interno della struttura universitaria; abbiamo occupato perchè partendo da noi stessi, dai nostri sogni ed interessi, vogliamo mettere in discussione il sistema didattico tramite ciò che chiamiamo per-corsi; abbiamo occupato perchè, banalmente, l’università non ci offre nessun luogo per scaldarsi il pasto portato da casa, per leggere i giornali bevendo il caffè e fumando una sigaretta con vista panoramica sul giardino pesci.

Pasti e sigarette a parte, gli occupanti danno immediatamente vita ad una serie di attività culturali di alto livello, che affiancano il tentativo di tenere in vita il tradizionale ruolo di fornitura di testi e dispense, che “l’ex cuem” distribuisce ora senza profitto, tramite fotocopiatrice, scanner e doni degli studenti:

Un gruppo di studenti e studentesse, iscritti/e variamente a tutte le facoltà dell’Università degli Studi di Milano, occupa lo spazio nel quale la CUEM ha diffuso saperi per quarant’anni. Non siamo un’associazione, nemmeno un collettivo; il nostro lavoro è scaturito da una serie di domande comuni sul vivere l’Università, riguardo a tempi, spazi ed entro queste coordinate riguardo le possibilità di partecipare attivamente ai processi di produzione del sapere.

In pochi mesi si susseguono presentazioni di libri, Per-Corsi, festival di editoria indipendente e concerti, aperti a tutti. Ascanio Celestini, Marco Philopat e Gustavo Esteva sono solo alcuni degli autori che sono passati dalla libreria, non come “ospiti” ma come simili, affini, sodali.

Oltre alle iniziPrimo Moroniative organizzate, l’aspetto più interessante è ovviamente la nuova modalità di gestione della libreria: assemblee quotidiane aperte agli studenti scandiscono la vita del luogo e producono documenti, dibattiti in cui finalmente la dimensione del nozionismo accademico si mescola con le esperienze di vita degli studenti in modo diretto, autogestito. E’ anche un’occasione più unica che rara di confluenza e confronto per persone provenienti da percorsi politici di diversa matrice, dentro e fuori dall’università.

La reazione del rettorato all’occupazione non si fa attendere: in pochi mesi sono 2 gli sgomberi, ad Agosto e Settembre. Ogni volta vengono chiuse le entrate, ogni volta gli occupanti vi rientrano. Le destinazioni previste dal rettorato sono, nell’ordine, distributori di merendine, servizi ai disabili ed infine “servizi agli studenti”, solo dopo aver emesso un bando per le associazioni studentesche che viene forzato dall’evidente impossibilità di utilizzare ormai quegli spazi in un modo non gradito agli studenti. L’ex-cuem decide di non prendere parte al bando, che comunque viene disertato e di cui non sono ancora stati resi noti i risultati.

Nel frattempo la vita dell’ex-cuem procede come al solito e ad Aprile 2013 si festeggia un anno di vita con una tre giorni di eventi in ateneo, fra cui un murales per Primo Moroni e il primo festival universitario di editoria indipendente.

Poi, lunedì 6 Maggio, la sorpresa. Nel weekend l’università ha fatto sgomberare la libreria. Sgomberare non è il termine adatto visto che negli spazi occupati fino al giorno prima da libri e riviste non è rimasto nemmeno il muro divisorio. BuchiNemmeno le piastrelle in terra. Per ironia del destino, questa volta le porte non sono affatto sigillate. In questo modo ogni studente che passa può osservare ciò che l’università ha fatto di un posto che per oltre quarant’anni è stato un simbolo culturale all’interno dell’ateneo : raso al suolo.

I ragazzi dell’ex-cuem non la prendono affatto bene:

Stamattina, arrivati in università, abbiamo trovato una sorpresa che non ci aspettavamo. La libreria è parecchio cambiata. I libri, gli scaffali, il bancone, la cucina, la sala prove non ci sono più. Il pavimento è stato divelto, i muri abbattuti, le bacheche distrutte. Il caos che regnava in libreria ha lasciato il posto a un surreale, inumano ordine, come quello che si percepisce dopo un incendio.

Quindi, questo è un comunicato di ringraziamento.                                                           Grazie per aver lavato gli ultimi piatti che rimanevano dalla cena di venerdì.                   Grazie per averci spostato quella fotocopiatrice che nessuno si azzardava a toccare per paura di trovarci sotto forme di vita sconosciute.                                                                  Grazie per aver tolto i tavoli, quel colore arancione faceva a pugni col grigio delle pareti.                                                                                                                                         Grazie per aver tolto le porte – da tempo si pianificava di rendere più attraversabile lo spazio Cuem.                                                                                                                                     Grazie per aver abbattuto il muro, il muro non è un concetto che ci piace, anzi già che ci siete la prossima volta abbattete anche quelli esterni, così saremo liberi di scorazzare tutti i giorni per l’università.

La cuem è casa nostra. Per questo, ce la riprenderemo. .

Ci dispiace, Rettore. Un anno di incontri, in cui le nostre vite hanno incrociato quelle di tante altre persone che lottano come noi contro il dominio e lo sfruttamento che regolano il nostro mondo, non si può cancellare con due giorni di lavoro e qualche quintale di malta.

Già l’anno scorso, dopo il secondo sgombero, avevamo la sensazione che per voi fosse troppo tardi.

Dovevate estirparci prima, dovevate dividerci, prima di colpire, ma come al solito la vostra burocrazia è cieca e sorda. I rapporti umani e la voglia di costruire insieme non sono un “di più”, un “dettaglio”. Finchè non comprenderete questo, continueremo a vivere e a moltiplicarci come i Gremlin con l’acqua.

Quando avete a che fare con noi, dovrete sempre scontrarvi con l’imprevisto.

Quella che inizia è una settimana intensa, convulsa. Alla notizia dello sgombero si raduna una grossa folla, che dopo una partecipata assemblea nell’atrio principale dell’università decide di fare un corteo interno all’ateneo, conclusosi con l’occupazione di un’auletta vuota, utilizzata unicamente per affittarla ai privati in occasione del Salone del Mobile o “career day” vari. Nel frattempo giunge la notizia che la celere si è posizionata fuori dall’università. Anche se un effettivo intervento sembra improbabile, l’assemblea decide di opporre resistenza passiva: si faranno trascinare fuori ad uno ad uno. Ma improvvisamente verso le 17.30 arriva l’avvertimento che la celere è entrata. Oltre 60 poliziotti caricano a freddo per spingere gli studenti fuori dall’università, il saldo è di quattro studenti in ospedale, un braccio, un polso e due teste rotte.

La rabbia è tanta, la Statale è stata sfregiata: da decenni la celere non entrava in università, doveva venire eletto il progressista Vago perchè la dialettica interna all’ateneo venisse nuovamente intesa come questione di mero ordine pubblico. A questo punto lo scenario è paradossale: l’assemblea-presidio continua, ma si trasferisce fuori dai cancelli dell’università, mentre centinaia di studenti sono “chiusi dentro” dalla polizia, che blocca gli accessi e non permette agli studenti rimasti nelle biblioteche, nei chiostri, ovunque, di uscire.

La giornata di martedì inizia con l’interruzione di diverse lezioni per comunicare agli studenti l’accaduto, poi un’assemblea che richiama anche tutti gli indignati per le cariche del giorno prima e che avanza a gran voce la richiesta di dimissioni del rettore, da vita ad un corteo selvaggio per le vie di Milano. Dopo aver raccolto altri studenti alla facoltà di Scienze Politiche viene raggiunta nuovamente Festa del Perdono e occupati i locali dell’ex cuem. Per un’ora circa la polizia, costretta dagli studenti a rimanere fuori dall’università, controlla gli ingressi e blocca l’uscita degli studenti, come il giorno precedente. I libri vengono riportati in ex cuem attraverso le inferriate delle finestre. Verso le 17.30 viene dato l’ordine dal rettorato di sgomberare l’università e vengono interrotte le lezioni. Chi non è interessato al destino dell’ex cuem esce in fretta degli ingressi secondari. Nel corso del pomeriggio Vago ha scritto una e-mail inviata a tutti gli studenti e i docenti e personale tecnico poliziae amministrativo, definendo l’occupazione, oltre che illegale, molto lontana «dall’ipotesi culturale per la quale la Cuem aveva ottenuto a suo tempo l’autorizzazione da parte dell’Ateneo».

Il Rettore definisce inoltre la decisione di chiamare le forze dell’ordine una « scelta difficile, presa a salvaguardia dei diritti degli studenti e dell’intera comunità universitaria, oltre che a tutela della dignità dell’Istituzione pubblica».

Durante la giornata sono molte le iniziative di solidarietà negli Atenei di tutta Italia che continuano nei giorni seguenti: a Bologna viene occupato il rettorato, a Roma occupata la sede della conferenza dei rettori, a Napoli il presidio di solidarietà viene caricato.

Le giornate seguenti vendono la partecipazione degli studenti al corteo dei lavoratori del San Raffaele di mercoledì, culminato anch’esso con pesanti cariche della polizia mentre inziano subito i lavori per rimettere a nuovo l’ex-cuem e le assemblee del pomeriggio nell’atrio dell’università rimangono molto partecipate. Viene anche redatta e diffusa la risposta degli studenti alla lettera del rettore. Il giovedì viene pesantemente contestata la digos, che è presente nell’università con decine di agenti in borghese e per sensibilizzare gli studenti viene spostata la prevista presentazione del libro viene spostata nel chiostro centrale, di fianco agli agenti.

E’ anche il giorno dello sfregio ulteriore: il Cda e il senato accademico votano in seduta congiunta a favore di una mozione che approva l’operato del rettore. Le liste studentesche si allineano senza eccezioni, unico voto contrario proviene dai lavoratori della Statale iscritti a Cgil e Usb.

Venerdì è prevista la presenza del rettore Vago in aula magna per una conferenza e l’assemblea di giovedì ha quindi indetto una “Call to action-Giornata in mobilitazione” in tutta Italia in seguito ai fatti di lunedì e l’intenzione è di cercare il confronto diretto con il rettore, che si è sottratto ad esso durante tutta la settimana, nonostante i continui proclami sulla sua figura di “garante del confronto libero e democratico”.

Questi diserta la conferenza, e l’assemblea decide per un corteo interno all’università e una nuova uscita per le strade di Milano, seguiti da ingenti forze di Polizia, ormai divenute familiari nei dintorni dell’università. La giornata si conclude con un’assemblea con ospiti dalla fabbrica occupata greca VIO.ME, e con gli italiani di Ri-Maflow e del San Raffele. Inoltre si decide di rimanere in università anche al weekend, per evitare un altro sgombero.

Il lunedì successivo l’ex cuem è lì, ex cuemcon le sue mura da ripitturare, il pavimento da rifare, ma è ancora libera. Si chiude con una tregua non dichiarata una settimana allucinante per l’ Università Statale.

Assordante è il silenzio del corpo docente e del sindaco di Milano. Non una parola viene spesa per quello che è un atto intollerabile per una città sedicente civile, democratica e quant’altro, in cui si arriva ad utilizzare la celere per gestire normali dinamiche interne all’università.

Non da meno è la freddezza con cui molti, troppi studenti hanno avallato il comportamento del rettore, liquidando la questione allo sgombero di “un centro sociale abusivo”, fino all’incredibile voto unanime in senato accademico. Non sono mancate testimonianze di solidarietà, molte persone hanno affollato l’atrio per le assemblee quotidiane, ma l’università è stata scossa nel profondo e non si torna più indietro. E’ stata scossa e il grosso degli studenti non ha saputo prendere una posizione, interrogarsi su quanto è accaduto, forse nemmeno comprendere cosa succede sopra le loro teste. Molti si augurano un nuovo sgombero, e le macchinette al posto dei libri. Forse, prima o poi, verranno accontentati.

Come ha risposto l’ex cuem? Nell’unico modo che conoscono. Mentre i lavori proseguivano, la libreria ha ripreso la sua attività con una serie vorticosa di eventi, laboratori, serate di tango e “lettereria-festival di letteratura sociale” (fra gli altri, ospiti Wu Ming).

 E non si fermeranno. Perchè in ballo c’è ben più della sopravvivenza futura di una libreria, c’è la dignità, la vita presente di un’intera comunità di studenti.

Vago Sentore

Per info:

www.cantiere.org/art-04095/sgomberata-e-demolita-standup4excuem.html

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