UN DOCUMENTO POLITICO, TEORIA E PRATICA-Parte 3

elicottero santeANALISI DI CONTESTO- Il nostro quartiere

Prepariamo i quartieri.

Da mesi, parlando con compagni attivi nei quartieri periferici di Milano, ci si ritrova fondamentalmente su un fatto, grave. L’attacco micidiale che in questi ultimi mesi, anni, il padronato italiano sta portando avanti contro i segmenti più indifesi della società si unisce, nelle sue drammatiche conseguenze, alla sempre più decisa scomparsa di reti di solidarietà collettiva, istituzionalizzate e non. Se, da un’analisi sommaria, si può dire che nelle varie fasi di recessione e attacco ai diritti sociali che si sono susseguite dal dopoguerra ad oggi la società nei suo anelli più deboli era in qualche modo “strutturalmente” e storicamente in grado di “difendersi”, ora pare non esserlo più per niente.

Sindacati, partiti, associazioni, leghe, mutui soccorsi e ogni sorta di reti informali hanno sempre rappresentato (oltre ad un innegabile funzione conservativa) l’ultimo baluardo, l’argine contro il quale l’offensiva delle classi dominanti si infrangeva, in qualche modo limitandone i danni. Nel 2013 invece si può dire, per esperienza diretta, che il processo di smantellamento di questi soggetti e del loro radicamento e funzionalità sia grosso modo compiuto, lasciando oltretutto ruolo residuale alle sempre più logore solidarietà di stampo familiare o etnico (almeno per quanto riguarda gli italiani). La fosca previsione comune è quindi che in qualche modo si stia irrimediabilmente andando verso un sorta di “guerra civile a bassa intensità”, per di più unilaterale, in cui la parte forte conta di colpire duramente e ripetutamente, dopo aver conseguito la frammentazione individualistica dell’avversario.

Crediamo dunque, e anche questa è un opinione condivisa con chi i quartieri li vive in prima persona, che sia nostro dovere “preparare” (e prepararci) in qualche modo a questo scenario.

Scenario che nella sua drammaticità porta con sé l’apertura di momenti di rottura potenzialmente fecondi: la possibilità di provare a ricostuire un “immaginario popolare” orgoglioso e slegato dai modelli culturali, consumistici e individualisti, della classe dominante. Il recupero di istituti di solidarietà immediatamente egalitari e partecipativi, propri della nostra storia, e ormai dimenticati. La riscoperta di non essere soli, ma accomunati a migliaia, milioni di altre persone dagli stessi bi-sogni. L’ipotesi, rimessa al centro a partire dalle degradate condizioni di vita nelle periferie della speculazione e della violenza sommersa, di un modello di sviluppo, umano, economico, sociale, radicalmente diverso. L’elaborazione di nuovi e più adatti strumenti per organizzarsi e lottare.

L’aggravarsi delle condizioni materiali determinerà un ulteriore abbruttimento degli strati sociali, già conquistati al consumismo e all’accumulo. E’ lecito aspettarsi, come già osserviamo, un aumento di razzismo, omofobia, violenza sulle donne, violenza in generale. La condizione esplosiva in cui versano alcune situazioni al limitare delle città sarà nuovamente detonatore delle più aspre contese sociali, in genere fra poveri, e rende già i quartieri qualcosa di simile a “laboratori sociali” in cui sperimentare la repressione da allargare poi a tutta la città. Si tratta di tendenze già in atto, basti citare la (pur inconsistente) crescente presenza di avamposti neofascisti nei quartieri, o gli sconvolgimenti sociali dettati dalle continue ondate di speculazione e “gentrificazione”.

Noi intendiamo contrapporre a questo scenario, per quanto ci è possibile, lotte reali di persone reali, che abbiano come tema centrale la riappropiazione diretta dei bisogni riguardanti la salute, l’urbanistica, il diritto alla casa, al sapere: in poche parole, il diritto ad una vita degna.

Il nostro quartiere- S.Eusebio

Non si può certo dire, e noi non lo diremo, che Cinisello Balsamo e i suoi quartieri periferici costituiscano uno degli esempi più gravi dello scenario proposto. La lunga tradizione di governo locale delle “sinistre”, la storica base operaia dell’elettorato, la natura, a partire dagli anni ’50 e ’60, di“città dormitorio” per i lavoratori delle fabbriche di Sesto San Giovanni e Milano, la storia di immigrazione dal meridione, una certa attenzione per i servizi sociali, la preminenza di un’edilizia “cooperativa” fanno della nostra città un luogo più “vivibile” di molte realtà confinanti, che hanno avuto uno sviluppo differente, anche in condizioni di partenza simili.

Questo non ci porta però , come fanno altri, ad intenderla come una situazione “ideale” nel complesso di una connurbazione Milanese caratterizzata dalle mille contraddizioni e vittima ora dell’aggressione “Expo”.

La presenza trentennale nel quartiere S.Eusebio del “Centro di cultura popolare”, con il suo patrimonio di analisi e di lotte, di pari passo con la nostra attenzione per le “dinamiche” cittadine, ci fanno anzi individuare nel “rovescio della medaglia” di molti dei dati “positivi” elencati sopra, una delle cause di una situazione ben lontana dal poter essere definita “ideale”.

Se è evidente a tutti che la modificazione del modello produttivo, a partire dagli anni ’70 ha trasformato profondamente anche a Cinisello Balsamo la composizione sociale, in maggioranza legata al mondo delle fabbriche, aumentando le fratture sociali, noi individuiamo anche nella gestione del potere locale la causa dei problemi attuali.

Il predominio assoluto PCI-PSI, poi DS e PD, ha significato anche un efficace e abile “contenimento” del protagonismo popolare e delle rivendicazioni dal basso, condannando i quartieri (e l’intera città) ad una partecipazione passiva ai meccanismi decisionali in nome dell”alta rappresentatività” popolare dei partiti della “sinistra”.

L’altissimo tasso di cementificazione del territorio (attorno al 75%) e di densità abitativa, la creazione di un potente “trust” di edilizia “cooperativa”, la realizzazione di abbastanza centri commerciali per essere definiti “la città con più alta concentrazione a livello europeo”, il continuo rosicchiamento di aree verdi o in disuso per nuova edificazione sono uno parte del prezzo pagato a questo “dominio amico”. Si dirà ovviamente che non si poteva fare altrimenti, anzi che si tratta di scelte, oculate, compiute di volta in volta per sopperire al bisogno di case nel periodo del “boom demografico”, e poi della necessità di finanziare i servizi al cittadino, tramite la (s)vendita del territorio ai costruttori in cambio degli “oneri di urbanizzazione”.

Avremmo una risposta per molte di queste asserzioni, punto su punto, anche scavando indietro nella storia meno recente di questa città, grazie al patrimonio di analisi e conflitto tramandatoci dall’alveo della “sinistra extraparlamentare” cittadina. Ci limiteremo invece a prendere atto della situazione attuale, così come brevemente descritta, consci che in ogni caso non si stia andando verso un suo miglioramento, anzi che le peggiori dinamiche osservate siano in continuo sviluppo, oltretutto in maniera ormai slegata dai bisogni reali.

Ci appare infatti nitidamente come emerga, da tutte le ultime manovre dell’amministrazione cittadina, e da quanto più volte dichiarato dalla maggioranza, che il disegno esplicito sia quello di fare di Cinisello Balsamo una “cittadella della classe media”, contando anche sul fatto di avere a che fare con una piccola borghesia anomala, potutasi creare solo grazie al minor costo della vita dettato dall’edilizia cooperativa e dalla buona (relativamente parlando) gestione dei servizi.

sante pratiIn questa direzione, a nostro avviso, vanno il PGT approvato in prima lettura nel mese di Gennaio, con le sue pesanti concessioni ai costruttori. Ma anche manovre “minori” come la proposta di realizzazione di un nuovo “centro benessere” in un’area verde, con conseguente demolizione (e sotituzione con palazzi) di vecchi impianti, il probabile abbattimento dell’Istituto superiore “G.Peano” in favore di nuove case, l’ipotesi di un nuovo centro commerciale, la chiusura dell’unico cinema comunale in nome della vocazione “metropolitana” della città. Anche le modalità di ideazione, nonché il risultato finale, del percorso di realizzazione del nuovo centro culturale “Pertini”, imponente, scintillante, di dubbia sostenibilità economica ed irrimediabilmente centrale appartengono alla medesima logica.

A rinforzare la nostra convinzione si aggiunge un “emergenza abitativa” che, sbandierata per giustificare le nuove concessioni edilizie, assume una dimensione schizofrenica, slegata dalla situazione reale. Siamo ad esempio a conoscenza diretta di una situazione, in graduale diffusione e peggioramento, che riguarda decine di famiglie, senza più lavoro ne abitazione. Le assegnazioni di alloggi “a canone sociale” da parte del comune sono poche decine ogni anno, a fronte di centinaia di domande e di affitti comunque troppo onerosi per chi non lavora. In questo contesto la ferma, ma costantemente dissimulata, decisione dell’amministazione è di escludere ogni ipotesi di costruzione di nuove case popolari (certo non adatte ad una città di “classe media”) ma di sopperire al bisogno tramite concessione di alcuni alloggi a “canone convenzionato” nell’ambito dell’edilizia cooperativa .                          A parte la questione di un “canone convenzionato” cooperativo a livelli inaccessibili per molti (Cinisello Balsamo ha un mercato edilizio con prezzi sostanzialmente paragonabili ai livelli di molti quartieri di Milano) parrebbe anche una buona soluzione. Senonchè la campagna “ Salviamo il paesaggio”, a cui il nostro comune ha aderito, ha evidenziato nei mesi scorsi la presenza di migliaia di alloggi sfitti sul nostro territorio, in numero compreso fra i 1.500 e i 5.000. L’ipocrisia di parlare di un “emergenza abitativa” ad hoc per la classe media (non si tratta infatti di dare alloggi a prezzi accessibili ai disoccupati) ignorando il dato sugli sfitti, è aggravato dai numeri: in realtà Cinisello è in continuo spopolamento.          In dieci anni si sono “persi” più di 5.000 “cittadini” a favore di comuni più esterni dell’hinterland, e la tendenza, stante anche la continua cementificazione che contraddice apertamente la costruzione di una città vivibile e a “misura di classe media”, non ha motivo di rovesciarsi.

Nonostante questo, a margine del commiato del sindaco uscente alla città, si esprimeva il desiderio di “riportare Cinisello ad 80.000 abitanti”.

Legando ovviamente il progetto al nuovo Piano di Governo del Territorio e ai permessi edificatori, non chiarendo secondo quali previsioni di mobilità delle persone e con quali prospettive di fornitura di servizi già in carenza di fondi adeguati.

Oltre all’emergenza abitativa, quella vera, e lo sfruttamento speculativo del territorio c’è ovviamente molto altro. Parliamo di problematiche osservabili, non a caso, dei quartieri limitrofi S.Eusebio e Crocetta, teatro negli ultimi vent’anni di una sostanziosa immigrazione dal Nord Africa ed Europa dell’est. Se la politica “ufficiale” dell’amministrazione è quella dell’integrazione, dell’attenzione verso queste situazioni, potenzialmente esplosive, a noi la realtà sembra parecchio diversa.

Tralasceremo di parlare del quartiere Crocetta, ammettendone la scarsa conoscenza ed estraneità. Ci limitiamo ad evidenziare come nel 2011 il sindaco pensò bene di dire “Si”, mentre i suoi omologhi di Sesto San Giovanni e Milano rifiutavano, alla sconcertante proposta dell’allora ministro della difesa uscente Ignazio Larussa di destinare dei militari al presidio dei quartieri “difficili”. Bene: per qualche mese abbiamo avuto una camionetta dell’esercito che “difendeva” il quartiere Crocetta dai suoi stessi abitanti.

La stessa “ansia mediatica” da protezione l’abbiamo potuta osservare negli scorsi mesi a S.Eusebio, quando l’insediamento del nuovo capo della Polizia ha portato con se un mese buono di “raid” nel quartiere: blocchi stradali, elicotteri e “controlli a tappeto” che hanno portato, secondo la versione ufficiale, a diversi arresti. Operazioni che giudichiamo apertamente propagandistiche nella loro funzione “pubblicitaria”, che nulla intaccano degli equilibri di potere criminale che realmente costituiscono una minaccia per i quartieri.

Preferiamo però raccontare di una vicenda che conosciamo molto meglio: la “dispersione scolastica”, o meglio la lucida e massiccia espulsione dei giovani del nostro quartiere dal ciclo dell’istruzione, destinati ad occupazioni di bassa manovalanza. Il tasso di bocciature nelle scuole del quartiere è il più alto della città e la tendenza è quella a sconsigliare in tutti i modi i giovani a proseguire gli studi (in questo spesso affiancandosi al “giudizio” delle famiglie), forzandoli ad iscriversi ad istituti professionali di infimo livello educativo e ormai anche di dubbia utilità nella ricerca di un lavoro. Una generazione di giovani proletari, spesso immigrati di seconda generazione, cresce in una realtà sgombra da reti sociali di sostegno in cui, dalla scuola alla famiglia, l’unico obiettivo pare quello di trovarsi un lavoro al più presto. Niente resta quindi della funzione realmente “educativa” della scuola, nella formazione di persone autonome, complete, dotate di uno sguardo critico sul mondo e la realtà in cui vivono. Reale (e in quest’ottica organico, dalle medie all’università) l’appiattimento dell’istruzione sulle esigenze di un modello produttivo sempre più disumanizzante.

Militanti di quartiere- Membri del collettivo del Centro Territoriale Giovanile, Centro di Cultura Popolare.

Quartiere S.Eusebio, Cinisello Balsamo

(Il documento non rappresenta l’opionione del collettivo del centro di cultura popolare, quanto una libera elaborazione di alcuni suoi militanti)

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